La popolazione del mondo invecchia sempre più e la prevalenza delle demenze di vario tipo continua ad aumentare. In Italia ci sono circa 1200000 soggetti con demenza di cui i 60% ha la forma di Alzheimer; la diagnosi di malattia è ancora tardiva; il costo complessivo di questi pazienti è intorno ai 23 miliardi di euro/anno; i casi con malattia conclamata costano circa 72.000 euro/anno; molte spese ricadono sui familiari che spesso svolgono attività di caregiver. È quindi essenziale fornire raccomandazioni comprensibili ed efficaci per incoraggiare un sano invecchiamento (healthy aging) in particolare del cervello (brain aging) per ridurre il rischio di demenza e di altre malattie croniche nella popolazione generale. Si veda un commento generale in: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdfdirect/10.1111/joim.13728. In Italia è stato varato nel 2014 il Piano Nazionale Demenze – https://www.iss.it/le-demenze-piano-nazionale-demenze– per promuovere e migliorare gli interventi nel campo delle demenze, sia dal punto di vista delle terapie, ma anche per il sostegno e l’accompagnamento del malato e dei familiari nel lungo percorso di cura; l’ obiettivo fondamentale sono le strategie per la promozione e il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel settore delle demenze. Il Piano fu formulato dal Ministero della Salute in stretta collaborazione con le Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità e le tre principali associazioni nazionali di pazienti e familiari. I risultati ottenuti per ora sono modesti anche dal punto di vista terapeutico. Recentemente sono stati precisati i tanti fattori modificabili di rischio per le demenze (FR); la diminuzione della loro forza durante la vita realizza la prevenzione anche primaria delle diverse forme di demenza. Sembra questa una via efficace per diminuire l’incidenza delle demenze e rallentare il declino cognitivo legato all’ età – https://www.nia.nih.gov/health/alzheimers-and-dementia/what-do-we-know-about-diet-and-prevention-alzheimers-disease.
Nel 2024 la Commissione permanente Lancet sulla prevenzione, l’intervento e la cura della demenza ha proposto un nuovo aggiornamento dei FR aggiungendone due nuovi (colesterolo LDL alto e ipovedenza): quasi la metà dei casi di demenza nel mondo potrebbe essere prevenuta o ritardata affrontando adeguatamente i 14 FR che sono: l’ educazione scolastica incide per il 5% nell’età giovanile; nell’età media: l’ipoacusia 7%,elevati livelli di LDL-colesterolo 7%, traumi cranici 3%, inattività fisica 2%, diabete 2%, fumo di sigaretta 2%, ipertensione arteriosa 2%, obesità 1%, bevande alcoliche 1%; nella età senile diventano importanti isolamento sociale 5%, inquinamento atmosferico 3% e ipovedenza 3% – Lancet 2024;404(10452):572-628. doi: 10.1016/S0140-6736(24)01296-0. Epub 2024 Jul 31.
La dieta non è compresa fra i FR modificabili di demenza anche se l’alimentazione appropriata è in grado di mitigare più FR ; dovrebbe essere raccomandata dai Medici – soprattutto di famiglia nei periodici controlli sanitari – ai soggetti di mezza età, ma non solo. Oltre alle attenzioni mirate dei Medici servirà anche la partecipazione e l’ educazione dei cittadini. E’ fondamentale infatti fare riferimento agli indici antropometrici più rilevanti facilmente automisurabili come peso altezza e circonferenza addominale che durante la vita devono essere mantenuti nei limiti della normalità attuando normali stili di vita, in particolare l’ esercizio fisico e le abitudini alimentari. Il tema è da anni ampiamente trattato anche su internet e dai media : si raccomanda l’articolo Nutrition for dementia prevention: a state of the art for clinicians di R. Townsend et al su Age and Ageing, Volume 53, Issue Supplement_2, May 2024, Pages ii30 – ii38, https://doi.org/10.1093/ageing/afae030 fa parte del supplemento che ha il titolo Nutrition and Healthy Ageing; essa fornisce agli Studenti e ai Medici un aggiornamento sullo stato attuale delle conoscenze sulla prevenzione nutrizionale delle demenze. Esistono prove a sostegno del consumo di modelli alimentari prevalentemente vegetariani come la dieta mediterranea e quella denominata MIND o nordica per il mantenimento delle funzioni cognitive e per ridurre il rischio di demenza anche in età avanzata; esse sono supportate dalle linee guida sulla prevenzione della demenza dei principali enti di sanità pubblica come l’ Organizzazione mondiale della sanità. Nuove prove suggeriscono potenziali benefici cognitivi derivanti dal consumo di nutrienti/alimenti specifici (ad esempio acidi grassi n-3 o pesce, flavonoidi e vitamine del gruppo B) e composti multi-nutrienti (ad esempio Fortasyn Connect, noto in Italia perché componente dell’Integratore Souvenaid, ricco di acidi grassi omega 3, fosfolipidi, colina, selenio, vitamine varie). In questa revisione sono indicate le opportunità per trasferire e integrare gli interventi nutrizionali/dietetici nella pratica clinica per la prevenzione delle demenze. Le conclusioni sono che la nutrizione appropriata favorisce un sano invecchiamento cognitivo riducendo così il rischio di demenza: esse aiuteranno i Medici a fornire opinioni informate su strategie nutrizionali appropriate nei controlli sanitari di mezza età e altre iniziative di riduzione dei FR. Teoricamente molti casi di demenza sarebbero evitabili con interventi sulla popolazione: diete come DASH e MIND – largamente ispirate alla dieta mediterranea – sarebbero in grado di ridurre il rischio di insorgenza dell’Alzheimer del 40-50% rispetto alla dieta occidentale. Si ricorda che in una recente pubblicazione sui piani preventivi per la demenza attuati in 21 regioni italiane sono presenti i seguenti fattori di rischio: scarsa educazione, ipertensione, ipoacusia, fumo alcol, depressione, inattività fisica, diabete, isolamento sociale, traumi cranici, inquinamento atmosferico; l’alimentazione/dieta risulta assente nei piani regionali di prevenzione delle demenze-https://link.springer.com/article/10.14283/jpad.2024.144.
La dieta è importante fattore non farmacologico per modificare diversi FR di demenza. E’ dimostrato da studi ecologici multi-paese, studi osservazionali prospettici e trasversali e studi di laboratorio. Gli studi ecologici hanno identificato grassi, carne e obesità derivanti da diete ad alto contenuto energetico come importante FR dimostrando che i tassi si modificano solo 15-20 anni dopo i cambiamenti dietetici nazionali. Gli studi osservazionali hanno confrontato il modello alimentare occidentale con quelli delle diete Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH), Mediterranean (MedDi) e Mediterranean–DASH Intervention for Neurodegenerative Delay (MIND). Tali studi hanno identificato fattori di rischio tra cui il maggiore consumo di grassi saturi e totali, carne e cibi ultraprocessati e un minor rischio di demenza se aumenta il consumo di frutta, legumi, noci, acidi grassi omega-3, verdure e cereali integrali. I fattori legati alla dieta associati a un rischio significativo di demenza includono infiammazione, resistenza all’insulina, stress ossidativo, omocisteinemia elevata, prodotti finali di glicazione avanzata e trimetilammina N-ossido. Considerando i sistemi consolidati di approvvigionamento alimentare della maggior parte dei paesi, le abitudini alimentari della popolazione sembrano difficilmente modificabili. Tuttavia, per le persone disposte e motivate, una dieta povera di prodotti animali con molti alimenti antinfiammatori e a basso indice glicemico può essere utile: https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10741367/.
La prevenzione è un’arma a disposizione per affrontare il problema enorme delle demenze e dell’ invecchiamento. I tentativi farmacologici di curare con successo le demenze ha avuto modesti risultati : recentemente un anticorpo monoclonale ha dato risultati positivi ed è commercializzato anche in Europa. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato parere positivo alla immissione in commercio di lecanemab, anticorpo monoclonale diretto contro la proteina amiloide, per il trattamento della malattia di Alzheimer in fase iniziale, caratterizzata da lieve compromissione cognitiva e demenza lieve; alcuni dettagli sono qui riportati: https://www.osservatoriomalattierare.it/alzheimer/21516-malattia-di-alzheimer-ema-approva-lecanemab.
Pertanto ci sono speranze per affrontare finalmente con successo i tanti problemi sanitari e sociali legati alle demenze.
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