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DELIRIUM DAY – 14 Marzo
il giorno della consapevolezza del delirium

Il DELIRIUM è una sindrome geriatrica molto comune, ma raramente è diagnosticata soprattutto nella sua forma ipocinetica.

Molti episodi di delirium possono essere prevenuti.

Si raccomanda molta attenzione clinica ed infermieristica: il delirium è più frequente negli anziani con declino cognitivo  ed è un indice prognostico rilevante.

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La Fisiologia dell’ Invecchiamento è parte fondamentale (o dovrebbe esserlo) del curriculum del Corso di laurea di medicina e chirurgia: link

La ricerca sui processi dell’ invecchiamento richiede conoscenze multidisciplinari e l’ intruduzione di termini nuovi il cui significato deve essere noto

Allego Guida


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Indica la presenza contemporanea di  2 o più malattie croniche nello stesso paziente . Ora il trattamento di una sola malattia cronica in un paziente multimorbido può determinare  effetti avversi non prevedibili; per esempio la somministrazione di FANS per la sintomatologia dolorosa da artrosi  può aggravare la malattia renale e l’ ipertensione arteriosa coesistenti; ci sarebbero molti altri esempi. Gli anziani con multipatologia sono di solito esclusi dai trial clinici controllati che rappresentano la base della evidence based medicine (EBM). La multimorbilità non è affatto rara:  nel setting cure primarie  il 45% circa dei pazienti sono multimorbidi  e il 50% almeno degli ultra65anni ha più di 3 malattie croniche.

Quindi la multimorbilità rappresenta la realtà clinica in tutti i setting della sanità: pertanto l’ EBM non è sempre esaustiva e le sue raccomandazioni dovrebbero essere trasferite con prudenza al pazienti con multimorbilità.  Si sta proponendo  l’ evidence based clinical practice guidelines (CPGs) – https://implementationscience.biomedcentral.com/articles/10.1186/1748-5908-3-45 – per affrontare questi problemi che riguardano la geriatria; non sono ancora a disposizione raccomandazioni certe in questo settore che è affrontato anche con il GRADE System (Grading and recommendations assessment development, and Evaluation)- http://www.gradeworkinggroup.org/. Il problema della implemtazione delle raccomandazioni è un ostacolo da temere; la corretta gestione della multimorbilità è un obiettivo della Geriatria.

La multimorbilità rappresenta quindi la prossima frontiera della EBM: servono però ricerche applicate sulle malattie croniche nel setting delle cure primarie.


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“Le donne vivono più a lungo degli uomini”  è un’affermazione comprovata da numerosi studi scientifici, realizzati in qualificate università e prestigiosi centri di ricerca del mondo.  Le donne sono destinate ad avere una vita più lunga, così riferisce uno studio pubblicato quest’anno sulla rivista scientifica Lancet   a cui ha collaborato anche l’Imperial College di Londra.  Nel 2030 le sudcoreane supereranno i 90 anni, saranno i primi esseri umani al mondo ad avere raggiunto un’aspettativa di vita media così elevata. Una neonata sud-coreana del 2030 potrà aspettarsi di vivere 90 anni e otto mesi, rispetto agli 84 anni e due mesi di una sua connazionale, venuta al mondo nel 2010. Ciò significa che, per quanto riguarda la Corea del Sud, nello spazio di una generazione, circa due decenni, l’aspettativa di vita media crescerà di sei anni. Il fenomeno, sottolinea il rapporto Lancet, è analogo ovunque, con un incremento medio dell’esistenza umana da 3 a 5 anni e, grazie alla medicina moderna, la durata della vita umana è cresciuta più nell’ultimo secolo che in milioni di anni.

In campo femminile, dopo le sud-coreane, nel 2030 i Paesi più longevi saranno nell’ordine: la Francia (88,5 anni), il Giappone (88,41), la Spagna (88,07), la Svizzera (87,70), l’Australia (87,57), il Portogallo (87,52), la Slovenia (87,42), l’Italia (87,28) e il Canada (87,09). Tra gli uomini, la classifica dell’aspettativa di longevità vede in testa di nuovo la Corea del Sud (84,07 anni), seguita da Australia (84), Svizzera (83,95), Canada (83,89), Olanda (83,69), Nuova Zelanda (83,59), Spagna (83,47), Irlanda (83,22), Norvegia (83,16) e Italia (82,82).  Il Bel Paese è dunque tra le prime dieci nazioni con la più alta aspettativa di vita, sia tra le donne sia fra gli uomini. Secondo lo studio di Lancet, i Paesi che si trovano ai primi posti nella graduatoria si distinguono per avere una buona istruzione ed una efficiente sanità pubblica, un regime alimentare salutare ed uno stile di vita non sedentario. Gli autori della ricerca pongono in evidenza il fatto che è importante per una nazione avere validi programmi educativi e sportivi che inducano i giovani a praticare attività fisica. Gli ‘investimenti’ fatti all’inizio della vita risultano decisivi nella parte conclusiva dell’esistenza.

La longevità delle donne

Su  PNAS si legge : non è ancora stato colmato il divario tra la longevità degli uomini e quella delle donne. Il gentil sesso vive più a lungo, sia che si tratti di esseri umani, sia che si faccia riferimento ad altri primati quali: lemuri, scimmie cappuccini, scimmie murichi, babbuini, scimpanzé e gorilla, seguiti e studiati per un periodo compreso fra tre e cinque decadi. L’aspettativa di vita per le donne, molto superiore rispetto a quella per gli uomini, è un fenomeno demografico emerso per la prima volta tra le persone nate alla fine dell’ottocento. Uno studio della David School of Gerontology della University of Soutern California  ha analizzato la questione in maniera sistematica, evidenziando come nell’individuo di sesso maschile la maggiore predisposizione allo sviluppo di malattie cardiache rappresenti il principale fattore responsabile della minore longevità rispetto al sesso femminile. Gli scienziati, analizzando 1763 persone nate tra il 1800 e il 1935 in 13 Paesi sviluppati, hanno osservato che, in quell’intervallo di tempo, si è verificato un crollo dei tassi di mortalità. Il gruppo di ricerca ha scoperto che nei soggetti nati dopo il 1880, i tassi di decesso nel sesso femminile erano diminuiti più rapidamente del 70% rispetto a quelli relativi al sesso maschile. In base ai dati raccolti a partire dal 1890, i ricercatori hanno evidenziato che le patologie legate al consumo di tabacco hanno contribuito per il 30% alla differenza tra la mortalità maschile e quella femminile. Le patologie cardiovascolari hanno un diverso impatto sulla mortalità nell’ uomo rispetto alla donna, in particolare durante la mezza età e l’inizio dell’età anziana. Alcuni motivi che hanno portato ad un minor numero di decessi sono stati la prevenzione delle malattie infettive, il miglioramento delle diete e, in generale, le migliori condizioni di vita. Secondo il parere degli scienziati, le donne sono riuscite a sfruttare questi benefici in modo più efficiente e veloce rispetto agli uomini.


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