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La Procalcitonina (PCT) e la Proteina C reattiva (PCR) sono utili per identificare un processo infiammatorio che richiede anche terapia antibiotica (appropriatezza !).

La PCT è un buon indicatore di severità della infezione batterica; serve ad indicare  l’ uso appropriato di antibiotici e anche la loro sospensione.

 

 

 



Può essere che ritardare l’ invecchiamento sia  il metodo per realizzare la prevenzione primaria più efficace  in questo secolo. Uno sforzo su larga scala dovrebbe trasferire i risultati scientifici già disponibili e oggetto da tempo di coinvolgenti considerazioni in tema di  longevity dividend, nel settore dei trial  che dovrebbero provare la reale  efficacia di interventi farmacologici e non farmacologici teoricamente dotati di  un’ azione anti-aging. Si tratta di considerare e prendere in mano la biologia umana cercando di influenzarla positivamente per la nostra qualità della vita. L’ obiettivo iniziale è ridurre la vita vissuta con morbilità e  disabilità: parametro questo da misurare con metodologia corretta disponendo di una banca dati qualificata.   La comprensione dell’ andamento delle traiettorie funzionali è complicata dai competing risk fra malattie che contemporaneamente sono presenti nello stesso paziente (MULTIPATOLOGIA) e che rendono vano l’ approccio basato sull’ “one-disease model” tanto caro alla medicina di oggi.



E’ sempre più evidente che il problema del delirium dell’ anziano nei vari setting curativo-assistenziali è di difficile risoluzione.  Il più importante  è il suo riconoscimento : in base ai dati  presenti nelle schede di dimissione ospedaliera la sua diagnosi è molto inferiore a quella presumibile (almeno nel 20% dei pazienti > 65 anni). Si veda http://www.geriatria.unimore.it/wp-content/uploads/2017/10/Item-6-.pdf .

Il secondo è conoscere e poi identificare nei singoli pazienti i fattori di rischio del delirium; solo così si potrà procedere alla PREVENZIONE del delirium in ospedale che sembra possibile nel 50% dei casi. Il personale infermieristico deve essere opportunamente educato e collaborativo.

Nonostante che l’ argomento sia trattato con tanta frequenza nei congressi medico-chirurgici, la situazione nella realtà sanitaria non migliora complessivamente; i trattamenti inefficaci ed impropri (antipsicotici e contenzione) continuano…

E’ possibile che la simulazione di casistiche qualificate possa migliorare l’ apprendimento del personale sanitario ospedaliero ed aumentare COSì la loro consapevolezza sul problema delirium e la sua prevenzione.

https://www.youtube.com/watch?v=Ovik1yVzSt4

https://www.youtube.com/watch?v=9QURzexhWP4

https://dev-journals2013.lww.com/ajnonline/Pages/videogallery.aspx?videoId=24&autoPlay=true

 

 

 



Gli anziani ospedalizzati passano a letto l’ 83% della durata della degenza !

C’è il rischio di decondizionamento e delle conseguenza della immobilità  (perdita della massa muscolare, compromissione del riflesso barocettivo con ipotensione ortostatica, riduzione dell’ equilibrio, decubiti, ecc);

si perdono anche prestazioni delle ADL

MOVE IT OR LOSE IT !

Forse in ospedale gli anziani non ricevono le cure più appropriate

 

 

 

 



L’ accesso degli anziani al pronto soccorso degli ospedali è momento critico: il triage tradizionale non è spesso adeguato ad affrontare i problemi delle persone molta anziane che presentano multipatologia, disabilità variabile, non raramente confusione mentale. Si ricorda l’ applicazione per smartphone InterRAI ED Screener che è tratta da InterRAI Contact.

Si vada: https://itunes.apple.com/it/app/interrai-ed-screener/id871248119?mt=8

In alcune nazioni si tentano iniziative come questa:

https://www.johnahartford.org/events/view/acep-launches-new-geriatric-emergency-department-accreditation-program     

 



Il coinvolgimento dei pazienti (e delle loro organizzazioni)  in occasione dei congressi delle Società scientifiche  (e anche della SIGG) è necessario  per realizzare modelli di cura e di assistenza che finalmente pongano  al centro dei processi il pazienti; pertanto è indispensabile  conoscere i bisogni dei malati e le carenze correggibili del servizio sanitario esistente.

Si legge : Co-creating health,  Nothing about us without us, Effective involvement of patients at medical meeting, The evidence informed patients.

I titoli di questi editoriali/articoli mettono n evidenza la sostanza e gli obiettivi del coinvolgimento che realizzano sempre di più la “person-centered care”.  I pazienti possono essere considerati come in possesso di esperienza vissuta per quanto riguarda le cure a lungo termine di cui ha usufruito per le sue malattie croniche: può pertanto fornire indicazioni per apportare miglioramenti ai processi di cura e di assistenza in atto. I servizi funzionano? La tempestività e la sicurezza sono adeguate?

Il coinvolgimento del paziente nelle decisioni deve aumentare per diventare una metodologia efficace per migliorare la qualità delle cure e dell’ assistenza.   Si deve cercare di dare perso reale alle sofferenze   per avere un quadro preciso della situazione    e operare scelte assistenziali corrette: questi importanti obiettivi si raggiungono con l’ aiuto e la testimonianza dei pazienti.



La dipendenza degli anziani italiani è una delle più alte del mondo.

La speranza di vita in salute dai 65 anni in poi è una delle più brevi d’ Europa.

“Quando si parla di medicina della persona e di maggior attenzione ai bisogni legati all’ invecchimento, si deve rafforzare la rete di assistenza sul territorio e aumentare la prevenzione…”                              La realtà per ora non è questa

Si veda la figura del link

 

 

 

dipendenza-anziani-ue

 



Quando la solitudine diventa un problema per l’ anziano ?

Il Medico di famiglia dovrebbe rilevarla utilizzando una semplice scala oppure il buon senso; al termine è riportata una  scala a 3 item. Anche i servizi sociali che conoscono la situazione dei cittadini che amministrano, dovrebbero segnalare ed affrontare la solitudine. La capacità di valutare il disagio da solitudine spesso soltanto interiore non sempre è  adeguata alla gravità del problema;  questo si propone con molteplici modalità e con significati clinici variabili : http://www.which.co.uk/elderly-care/your-relatives-needs/tackling-loneliness/386429-causes-of-loneliness-in-older-people; la solitudine è aggravata dalla assenza di speranza per il futuro ed è un fattore di rischio di depressione; non raramente si associa ad apatia ed è sicuramente un fattore di rischio per la salute complessiva e anche di demenza. Recentemente la solitudine è risultata positivamente associata  al “burden” di amiloide a livello della corteccia in soggetti anziani cognitivamente normali: si ipotizza così che la solitudine sia un sintomo rilevante per demenza nella fase preclinica – JAMA Psychiatry.2016;73:1230-1237. Si ritiene che le relazioni sociali abbiano implicazioni con lo stato di salute, ma in modo variabile; per questo la valutazione della solitudine con scale non sempre forniscono risultati univoci e utili ad affrontare situazioni correggibili con interventi mirati.

L’autonomia ed il funzionamento sociale di molti anziani sono ridotti al minimo anche perché  le relazioni interpersonali sono rese difficili dalle difficoltà comunicative legate all’invecchiamento cerebrale. Nessuno dovrebbe essere lasciato completamente solo a fronteggiare i problemi della vecchiaia e i bisogni conseguenti; la famiglia non sempre è efficace. La solitudine svuota il senso delle giornate – il potenziale “tempo libero” tende ad essere percepito come “vuoto” – innescando o alimentando disagio psicologico che può sfociare in ansia e depressione – http://www.nhs.uk/Livewell/women60-plus/Pages/Loneliness-in-older-people.aspx.

C’è chi propone campagne contro la solitudine degli anziani ed iniziative sociali  con l’ aiuto di  volontari – http://www.campaigntoendloneliness.org/loneliness-research/;   le conseguenze sul piano emozionale della solitudine sono molto importanti e fortemente stressogene.  Sarà un robot a risolvere alcune situazioni esistenziali sfavorevoli ? Le persone più anziane e più sole non sono certo agevolate dalla complessità anche burocratica del sistema sanitario e sociale; manca l’approccio personale e narrativo e il punto di riferimento certo e rassicurante. I Geriatri dovrebbero finalmente fare proposte a difesa degli anziani più in difficoltà anche perchè soli; attenzione va posta anche al rischio che gli interventi positivi nelle intenzioni inducano nella loro realizzazione  comportamenti abusivi nei confronti dell’ anziano solo.

Scala a 3 items che riguardano la vita normale, quotidiana..(Res Aging 2004; 26:655)

Quanto volte ti senti senza   compagnia?                     poche volte   qualche volta   spesso

Quante volte ti senti tagliato fuori, dimenticato?        poche volte  qualche volta    spesso

Quante volte ti senti isolato dagli altri?                         poche volte   qualche volta   spesso

                                                   Il punteggio    è  :                      1                     2                    3



Prescrivere le statine nell’ anziano ?

Nel Trial SPRINT i paziente arruolati > 65 anni  senza cardiovasculopaatia che assumevano statine  non ebbero outcome diversi rispetto a chi non le assumeva. Si conclude che non ci sono dati in base a questo dato di prescrivere  statine agli anziani con rischio coronarico intermedio (6-12%  10 anni) avendo come outcome la sopravvivenza. La stessa conclusione  per la stessa popolazione che presenta rischio coronarico a 10 anni più elevato.    R.

Questo risultato non conferma le conclusioni di altri Trials come  HOPE-3 e Jupiter.

Sarà importante conoscere in futuro i risultati del trial STAREE – statin in reducing events in the elderly –  https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT02099123 – che ha l’ obiettivo di valutare se l’ atorvastatina 40 mg/die  prolunga la vita senza disabilità nei soggetti > 70 anni.

JAMA Intern Med 2018; 175: 560


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