In questi giorni si annunciano le modifiche che subità la Sanità in seguito alla realizzazione della medicina di prosossimità.
Casa succederà lla Geriatria?
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In questi giorni si annunciano le modifiche che subità la Sanità in seguito alla realizzazione della medicina di prosossimità.
Casa succederà lla Geriatria?
Rsa. Al via piano del Governo per mappatura strutture per gli anziani
Sottoscritto oggi un Protocollo tra Ministero della Salute, Carabinieri e Commissione anziani per una ricognizione delle strutture, la realizzazione di una anagrafe delle residenze socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità recettiva, le modalità organizzative ed ogni altro aspetto d’interesse.
E’ stato sottoscritto oggi, nella Sala Anselmi presso la sede del Ministero della Salute in Lungotevere ripa 1, un Protocollo d’intesa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per la ricognizione delle residenze socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale. La proposta è il frutto del lavoro della “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” congiuntamente alla Direzione generale della programmazione del Ministero della Salute.
Le aree di collaborazione – si legge nel testo del protocollo – riguardano: “la mappatura, a livello comunale, delle residenze socio-assistenziali variamente denominate (case di riposo, case alloggio, case famiglia) presenti sull’intero territorio nazionale; la realizzazione di una anagrafe delle residenze socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità recettiva, le modalità organizzative ed ogni altro aspetto d’interesse”.
L’Arma – prosegue il protocollo – si impegna a “effettuare il censimento delle strutture” e a “svolgere le successive verifiche in relazione a situazioni meritevoli di approfondimento”. Il Ministero della Salute “fornisce all’Arma la consulenza tecnico-giuridica nell’individuazione della normativa nazionale e regionale”.
Il Protocollo è stato sottoscritto dal direttore generale della programmazione del Ministero della Salute, Andrea Urbani, dal Comandante Generale dell’Arma, il Generale Teo Luzi, dal Presidente della “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”, Monsignor Vincenzo Paglia.
“L’attenzione per gli anziani deve essere oggi più che mai una priorità per le istituzioni e per tutta la nostra comunità nazionale” ha dichiarato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Il Medico e soprattutto il Geriatra dovrebbero riconoscere questa fase inevitabile della vita; per il Medico si tratta di porre una vera e propria diagnosi, importante per decidere cure e comportamenti di qualità https://www.farmacoecura.it/tumore/malati-terminali-e-cure-palliative-quando-la-vita-finisce/ ; sono disponibili strumenti anche in forma di applicazioni che aiutano a formulare una prognosi più precisa, ma non sempre; la diagnosi di dying è comunque argomento fondamentale della Geriatria che riguarda anche la qualità delle cure prestate e che può evitare l’ accanimento terapeutico e le cure futili – https://www.geripal.org/ – che purtroppo sono ancora praticate. E’ anche il momento di assecondare le eventuali scelte dell’ anziano per la fase terminale della sua vita.https://www.sth.nhs.uk/clientfiles/File/10_00_%20Diagnosing%20Dying%20-%20Liz%20Newell,%20Chris%20Illingworth,%20Margaret%20Ward.pdf.
Il desiderio di vivere la terminalità deve essere considerato anche nei malati gravi che a volte chiedono di poter vivere la fase finale della loro vita. La possibilità di vivere dipende da quella di esprimere i propri reali sentimenti: rifiuto-negazione, rabbia-collera, negoziazione-patteggiamento, depressione-disperazione, accettazione-accoglienza. Può persistere il bisogno di percepire la stima per la propria persona a condizione che le funzioni cognitive non siano troppo compromesse: il senso di svalutazione provocato dal crescente peso dei mali è avvertito dal malato: serve grande sensibilità di chi lo assiste, ma non sempre è così. Nel malato terminale il ragionamento logico è perturbato: emerge una sorta di “coscienza affettiva”; le parole diventano povere. È il tempo in cui serve semplificare le cose; è il tempo della tenerezza attraverso gli sguardi, il sorriso, le carezze e così via.
Il bisogno spirituale emerge sempre, i modo variabile : perché sto soffrendo? qual è il senso di tutto questo?; che cosa ho fatto di male? Non è sempre necessario dare risposte di contenuto, è importante “esserci”, poiché il travaglio spirituale ha bisogno di un testimone.
Sul British Medical Journal è stata pubblicata una testimonianza sul tema: Why is dying not seen as a diagnosis? Il contributo – https://www.bmj.com/content/bmj/373/bmj.n920.full.pdf -evidenzia la rilevanza che il dying, la fase premoriente, sia oggetto di acume diagnostico e di comportamenti e decisioni mediche di qualità, competenti. Si veda: https://www.sigg.it/wp-content/uploads/2018/05/Item-19_Trattamento-del-dolore-e-di-altri-sintomi-nelle-cure-palliative.pdf; è un settore molto ampio della medicina che si realizza nei diversi setting; il suo obiettivo non è soltanto quello di lenire il dolore.
Sul BMJ, Audrey Chia (AC) https://www.bmj.com/content/bmj/373/bmj.n920.full.pdf spiega perché vedere la morte come diagnosi è importante per i pazienti alla fine della loro vita.
Si veda : https://www.medicalnewstoday.com/articles/320794#is-death-near
“Mia madre, racconta AC è stata affetta da artrite reumatoide nei suoi vent’anni ed è portatrice di protesi articolari alle ginocchia e ai gomiti. Dopo una serie di infezioni all’età di 70 anni, le protesi furono tutte rimosse per salvarle la vita; non poteva più camminare o nutrirsi. Mia madre ha chiesto di essere assistita in una struttura. Anche se in seguito ha avuto un cancro e un ictus minore, era generalmente di buon umore. Una domenica mia madre ha rifiutato i suoi noodles piccanti preferiti: ha commentato che tutto aveva un sapore peggiore di prima. La settimana successiva, ha rifiutato il preferito brasato di maiale con verdure. Mia madre non poteva deglutire; provava nausea, come se qualcosa le premesse contro la gola. Mi disse con calma che sarebbe morta presto. Ho portato mia madre da un Medico che la conosceva bene e di cui si fidava. Gli occhi di mia madre non scintillavano più. Sembrava stanca, magra e fragile. I medici erano profondamente preoccupati e l’hanno ricoverata in osservazione. Abbiamo discusso le possibili cause ed è iniziata la batteria di test. Il team medico ha svolto diligentemente le indagini, ma mi ha turbato il fatto che sembrava esserci poco pensiero o dubbio sul fatto che i test fossero ragionevoli ed appropriati per le sue condizioni cliniche. Tutti i test e i trattamenti le hanno causato dolore. Mia madre era così magra che ogni tentativo di prelevare sangue o di inserire una flebo provocava disagio e dolore. Sembrava esserci poca considerazione dei mezzi alternativi per ottenere le informazioni cliniche utili e necessarie. Continuavo a chiedermi se c’erano modi meno invasivi o dolorosi per aiutare mia madre…..
Dopo due mesi non c’era ancora diagnosi utile e le condizioni di mia madre non erano migliorate, anche dopo gli sforzi da parte dell’équipe medica. Con mia sorella e un caro amico, ho deciso di interrompere il trattamento di mia madre; mia madre mi aveva incaricato di prendere le sue decisioni per lei, in parte perché non parlava molto l’inglese, e anche perché sentiva che io ero in grado di prendere queste decisioni per lei; questo è comune a Singapore, dove vivo.
Le flebo, gli esami del sangue, le scansioni e i tentativi di endoscopie furono interrotti: era ora di tornare a casa. Il suo team medico ha trovato questa decisione difficile da accettare; ci furono insistenze per convincerla a fare altri accertamenti. Dissi loro che mia madre aveva sofferto abbastanza e aveva bisogno di riposare. Così ha potuto ricevere le cure palliative ed è morta pacificamente una settimana dopo.
Durante il ricovero ho avuto un buon rapporto con i medici di mia madre che mi hanno informato su tutto. Ma le uniche volte in cui abbiamo discusso della morte e del morire era stato prima dei suoi interventi chirurgici. Forse, nella nostra mente, morire era qualcosa che sarebbe accaduto all’improvviso durante un intervento o in altra occasione. Non avevamo immaginato che potesse invece accadere gradualmente, nell’arco di diversi mesi. Si dovrebbero considerare le traiettorie degli eventi di varia natura biologica e psicologica. Come mai non ci siamo accorti che mia madre aveva ragione?; i suoi sintomi erano compatibili con la prossimità della morte. Forse non eravamo disposti ad accettare la morte perché non fu posta la diagnosi; abbiamo imparato che anche “morire” è una diagnosi”
Cosa si dovrebbe sapere per realizzare questo obiettivo?
• Riconoscere quando un paziente sta morendo e avere conversazioni aperte: l’ esperienza clinica del medico è fondamentale così come la qualità dell’ ambiente curativo; aiuterà i pazienti e le loro famiglie a prepararsi meglio e a sentirsi coinvolti e partecipi
• La comprensione dei valori, degli obiettivi e delle preferenze di un paziente contribuirà a garantire che l’assistenza sia appropriata nel tempo e in linea con i suoi desideri
• Garantire che i pazienti e le loro famiglie siano coinvolti nel processo decisionale su quali accertamento e anche terapie dovrebbero essere condotti
Le raccomandazioni pratiche sono:
• Pensa a un paziente affidato alle tue cure che si sta avvicinando alla fine della vita: come potresti capire meglio le sue esigenze e preferenze riguardo alle terapie?
• Come affronteresti una conversazione sulla morte e il morire con un paziente e la sua famiglia?
• Come potete assicurarvi che i pazienti e le loro famiglie siano coinvolti nel processo decisionale sulle cure e gli accertamenti e che il loro contributo sia preso in considerazione?
Si deve considerare che ancora tanti pazienti muoiono in modo poco dignitoso con sintomi non adeguatamente controllati; sembra che il tempestivo trasferimento delle pratiche palliativiste a tutti i setting sia da realizzare con maggiore rapidità; diagnosticare il dying diventa quindi un importante clinical skill anche in medicina generale e nel setting cure primarie; e così obiettivi educativi e formativi riguardanti questo skill devono essere incorporati in tutti i settori sanitari; risorse devono essere disponibili affinchè ogni paziente, anche anziano, muoia con dignità in un setting gradito e confortevole; dovrebbero essere disponibili indicatori nazionali riguardanti queste procedure per essere monitorate.
In questi giorni si programmerà il futuro della Sanità italiana con le risorse notevoli del recovery fund.
Ma quale ruolo ha avuto la Geriatria in questo complesso e regionalizzato sistema? e quale sarà il suo futuro? L’ impressione è che la geriatria non abbia fatto proposte, nemmeno accademiche
Si veda: UO accreditamento geriatria – 9
Tanti morti durante la pandemia Covid-19 dovrebbero trovare un riscontro nell’organizazione futura del servizio anitario nazionale; questo dovrà tener conto dell’ elevatissima mortalità delle classi di età più avanzate. La Geriatria dovrà avere un ruolo importante; ma l’ ageismo persiste come dimostrato dal piano vaccinale attuato che è portato alla tardiva vaccinazione degli ultra80enni (con tanti morti)
Alcune considerazioni sono qui riportate :
Realizzazione dei Tirocini Pratico-Valutativi (abilitanti) pre-Laurea del Corsi di laurea di Medicina e Chirurgia: il ruolo modesto e forse inadeguato della Geriatria può essere migliorato?
Alla luce del DM n.58 il CDL, già dall’a.a. 2019-20, ha attivato il percorso per consentire agli Studenti del VI anno di svolgere i Tirocini Pratico-Valutativi (Abilitanti) già prima della laurea (TPVES): si parla di corso di Laurea in Medicina e Chirurgia abilitante. I Tirocini si possono sostenere solo previo il superamento di tutti gli esami del I, II, III e IV anno di Corso e dell’intero esame di Farmacologia (IV e V anno). Già nel corso di laurea l’ approccio pratico (un tempo esercitazioni) è sempre più ampio con prevalenza sulle lezioni formali che fanno parte della tradizione retorica della didattica medica: https://www.uniud.it/it/didattica/info-didattiche/piano-di-studio/attivita-formative-professionalizzanti/GUIDAALTIROCINIO_3anno_201819.pdf.
Ecco come i realizza TPVES a Modena (Unimore) : sulla base delle convenzioni con Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, AUSL Modena, AUSL Reggio Emilia e Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Per quanto riguarda le attività da svolgersi presso i Medici di Medicina Generale (MMG) delle Provincie di Modena e di Reggio Emilia, sono state coinvolte le Strutture ed organizzazioni competenti. Le attività prevedono per ogni studente 100 ore da svolgersi in Area Chirurgica (così suddivise: 20 ore di Ortopedia, 20 ore di Ginecologia, 20 ore di Otorinolaringoiatria, 40 ore di Chirurgia Generale), 100 ore in Area Medica; 100 ore nell’ambito della Medicina Generale, sono svolte sotto la diretta responsabilità di un Tutor per ogni area, in rapporto 1:1. Non si fa cenno alla Geriatria, come al solito diluita nell’ area medica anche se la sua attività è rilevante e unica nel setting delle cure intermedie (residenze per anziani con ben 300000 letti in Italia): i pessimi risultati della Sanità durante la pandemia Covid non porteranno a tentare innovazione nella formazione di medici competenti ?
Gli studenti acquisiranno una idoneità sulla base del “saper fare” e del “saper essere” medico, cioè sul livello di maturazione e di consapevolezza della professionalità e della identità professionale, sia nel campo delle proprie competenze cliniche, sia per quanto riguarda l’accrescimento delle capacità personali.
Importanti sono le attività didattiche elettive (ADE) per completare la formazione durante di tirocinio pratico. Il Regolamento delle attività Didattiche Elettive prevede la possibilità di conseguire crediti elettivi attraverso “internati clinici e di laboratorio universitari in Italia o all’estero”.
L’assegnazione dei crediti è nella misura di 0,5 CFU (crediti formativi universitari) ogni 10 ore di attività, per un massimo di 6 CFU nel corso dell’intero corso universitario. Queste attività dovranno essere certificate utilizzando moduli ad hoc. Dettagli sulla didattica elettiva : https://www.medicina.unifi.it/vp-118-attivita-didattiche-elettive.html.
La tipologia dell’attività didattica elettiva (ADE) può essere varia e configurare corsi monografici, seminari interattivi, stage extrauniversitari, frequenza presso ambulatori o strutture ospedaliere, permanenza presso Università europee, partecipazione a progetti di ricerca, frequenza presso laboratori, periodi presso strutture sanitarie territoriali (Residenze Sanitarie Assistenziali, Assistenza Domiciliare Integrata, servizi pubblici per le tossicodipendenze, Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) o di pronto intervento o altro ancora.
Le strutture extrauniversitarie proposte per lo svolgimento di ADE dovranno rispettare i seguenti criteri:
– presenza di un tutore in possesso di curriculum didattico e scientifico adeguato all’obiettivo formativo, che sarà responsabile dello svolgimento dell’ADE,
– presenza di spazi che consentano di effettuare attività qualitativamente e quantitativamente idonee al raggiungimento dell’obiettivo didattico in rapporto al numero prestabilito di studenti,
– disponibilità di materiale didattico adeguato e dovranno essere preventivamente accreditate all’inizio di ogni anno accademico.
Valutando queste importanti iniziative che riguardano la formazione e le competenze del futuro medico si possono fare alcune osservazioni sul ruolo svoto dalla Geriatria
Secondo l’Istat la popolazione italiana over 75 anni passerà dagli attuali 7 milioni pari all’11,7% della popolazione agli 8,2 milioni nel 2030, cioè il 13,7% della popolazione: questa proiezione demografica d richiede una pianificazione di impegni a lungo termine nel settore della cura e dell’ assistenza delle persone anziane molto spesso fragili e disabili; si veda : http://www4.istat.it/it/anziani https://www.istat.it/…/04/statisticatoday_ANZIANI.pdf… .e https://www.luoghicura.it/wp-content/uploads/2020/12/NNA_2020_7%C2%B0_Rapporto.pdf .
L’emergenza pandemica ha evidenziato carenze dei setting curativo-assistenziali non ospedalieri; pertanto si dovrebbero individuare soluzioni sostenibili e qualificate per il prossimo futuro: le RSA non rappresentano certamente l’unica risposta al bisogno della terza e della quarta età; per questo alcune aziende del settore stanno partecipando allo sviluppo degli assisted living (appartamenti protetti) https://www.ilsole24ore.com/…/case-misura-anziani-piu…. ; anche alcune regioni hanno progetti in questo settore https://sociale.regione.emilia-romagna.it/anziani/case-famiglia-anziani-e-disabili realizzati in alcune province https://www.luoghicura.it/servizi/domiciliarita/2020/01/disciplina-e-qualificazione-delle-case-famiglia-per-anziani-nella-provincia-di-parma/ .
Saranno necessari poliambulatori integrati capaci di svolgere anche attività riabilitativa ed occupazionale al fine di mantenere l’ anziano lontano dall’ ospedale e dalle sue ritualità burocratiche, mantenendo una qualificata integrazione con il Medico di famiglia che rimane il puto di riferimento per i pazienti anziani che vivono a domicilio. Gli obiettivi della sanità per la popolazione anziana devono prevedere la prevenzione e la sicurezza per realizzare la sanità centrata sul paziente.
Nel progettato recovery fund dell’ Italia sono previsti forti stimoli finanziari per l’ assistenza domiciliare e la telemedicina, Sono necessari interventi anche a monte su scuole e università per garantire la copertura di un gap culturale e professionale (competenze geriatriche e gerontologiche) che si sta ampliando; è richiesto l’ordinato e qualificato sviluppo di un settore che già oggi nel mondo vale circa 15 mila miliardi di euro, con crescita esponenziale nel prossimo quinquennio.
A parte i risvolti di silver economy https://www.spazio50.org/silver-economy-gli-over-65…/ si dovrebbe disporre di personale addetto sanitario a vari livelli preparato e competente, capace di realizzare sul campo le tante possibilità che forniscono i risultati delle ricerche gerontologiche e geriatriche che hanno uilizzato la valutazione multidimensionale geriatrica come metodologia
L’ Università con i corsi di laurea sanitari e le scuole di specialità dell’ area medica e in particolare quella di Geriatria devono fare la loro parte coinvolgendo fortemente la rete formativa e in particolare le residenze per anziani e le cure domiciliari: servono ovviamente docenti e tutor preparati e dedicati a queste attività richieste sempre più dal mondo reale. In particolare è necessario uno sforzo comune per cominciare a realizzare la digital health di cui tanto si parla e che interessa tante discipline: nei corsi di laurea della scuola di medicina è auspicabile la formazione di gruppi di interesse sul tema della sanità digitale per realizzare piattaforme utili nella pratica clinica e nella produzione di banche dati indispensabili alla clinica applicata e al suo miglioramento. Si dovrà fare un passo avanti nella formazione dei Medici di famiglia settore dimenticato e vessato anche a livello delle scuole di specializzazione.
La bozza del Recovery Plan dell’Italia prevede stanziamenti rilevanti per queste attività: si veda http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=91605.
In occasione della stesura del citato progetto sarebbero state opportune la presa di posizione e soprattutto le proposte della classe medica e delle società scientifiche in un settore complesso e specifico della sanità che richiede il coinvolgimento di tante classi professionali fra le quali il nursing geriatrico è fondamentale.
VALUTAZIONE DELLA DISAUTONOMIA
si puà fare compilando con attezione la scale segente
IPOTENSIONE ORTOSTATICA 0 1 2
SINTOMI GASTRICI a 0 1 2
DISORDINI INTESTINALI b 0 1 2
ALTERATA SUDORAZIONE c 0 1 2
MINZIONE MODIFICATA d 0 1 2
IMPOTENZA e 0 1 2
SISTEMA CARDIORESPIRATORIO f 0 1 2
0 assente; 1 presente ma di scarsa entità; 3 presente
a.nausea, vomito, ripienezza; b varia in transito Intestinale con diarrea notturna, incontinenza fecale; c.iperidrosi e ipoidrosi; d.ritenzione o incontinenza; e.nell’uomo; f. la variabilità della frequenza cardiaca si riduce, incidenti da anestesia
Questa scala proposta da Kennedy Diabetes Care 1989; 12: 399 valuta la presenza di disautonomia : sarà severa disfunzione se il punteggio è da 4 o più, se 1-3 la disautonomia è modesta. La presenza di ipotensione ortostatica è rilevante e deve essere completata con la valutazione della variabilità della frequenza cardiaca (HRV) durante respirazione profonda; rilevante anche la presenza di ipertensione arteriosa in clinostatismo.
La variabilità della frequenza cardiaca (FC) mediata dalla respirazione è l’indice più utilizzato per la valutazione della funzione parasimpatica cardiaca; questo parametro risulta infatti prevalentemente mediato dall’attività vagale. La misura più comunemente utilizzata è l’ampiezza della variazione battito-battito tra la fase inspiratoria e quella espiratoria. Ulteriori misurazioni sono rappresentate dalla deviazione standard dell’intervallo R-R e dal rapporto tra fase espiratoria ed inspiratoria (E:I ratio). La manovra è eseguita in posizione supina, facendo compiere al soggetto 6 cicli respiratori in un minuto. La frequenza e la profondità del respiro sono in grado di influenzare questa risposta. Esiste inoltre una chiara relazione tra età e variabilità di FC: la risposta cronotropa alla respirazione profonda diminuisce con l’aumentare dell’età. Una differenza di 14 bpm tra fase inspiratoria ed espiratoria rappresenta il cut-off del quinto percentile in pazienti di entrambe i sessi di età 10-29 anni; il valore diventa 12 bpm in età 30-39 anni, 10 bpm in età 40-49 anni, 9 in età 50-59 anni e 7 in età 60-69 anni.
L’ invecchiamento di associa ad un alterato controllo autonomico della attività cardiaca con risposta modificata β adrenergica della frequenza cardiaca; questo aspetto si accentua in presenza di scompenso cardiaco.
Esistono applicazioni per lo smartphone che consentono di valutare la HRV in condizioni di respirazione controllata.
Il tema è particolarmente importante considerando l’ elevatissima mortalità dei contagiati dal coronavirus2019 soprattutto se anziani e molto anziani.
Alcuni suggerimenti sono riportati pensando al futuro della sanità che dovrà essere profondamente riorganizzata : SIGG 5M spedire
La narrativa riguardante l’invecchiamento nel XXI secolo vede la crescente ricerca sui processi dell’invecchiamento e sulle modalità di viverlo in buona salute e anche la costatazione che l’età non è sinonimo di cattiva salute.
C’è però la preoccupazione di incombenti costi economici derivanti dall’ assistenza a un numero crescente di persone anziane con bisogni curativi ed assistenziali sempre più complessi. Queste due narrazioni sono difficili da coniugare. Anche il nome di assistenza a lungo termine (Long-term care) è in contrasto con l’economia politica neoliberista a breve termine e, di conseguenza, è generalmente poco considerata dai governi. Molte società s considerano gli individui solo come contributori all’economia; così hanno svalutato le persone anziane, che diventano un peso; lo dimostra il fatto che ad aprile 2020 solo cinque paesi avevano i dati sulle persone anziane che vivevano nelle residenze e sui tassi di infezione da COVID-19; durante COVID-19 alcuni si sono chiesti il perché si danneggia l’economia per aiutare e curare membri della società economicamente inattivi. Si deve ricordare che tra il 2008 e il 2018 le persone di età superiore ai 55 anni hanno rappresentato il 79% della crescita dell’occupazione nei paesi OCSE; è dimostrato che le attività lavorative di mercato e le attività non di mercato degli anziani (volontariato, assistenza) rappresentano una buona proporzione del prodotto interno lordo in molti paesi. Ma indipendentemente dagli aspetti economici, ci si chiede se vogliamo vivere in un mondo in cui tutte le vite sono valutate allo stesso modo..
Le residenze per anziani di vario tipo non hanno origini socialmente e medicalmente qualificate; nel Regno Unito, durante il 1800 le persone anziane che non potevano mantenersi finanziariamente o non avevano una famiglia che si prendesse cura di loro venivano ospitate in case di lavoro – istituzioni che Thomas Wakley definì “le anticamere della tomba”. In Inghilterra già un secolo fa questi edifici furono trasformati in residenze per anziani. Per fortuna, le condizioni sono migliorate, ma molte residenze non sono ancora qualificate né a prendersi cura né a essere una casa, nel senso emotivo e della bitabilità: così che gli ospiti non hanno il controllo del loro ambiente e non si sentono al sicuro.
L’International Long-Term Care Policy Network (una collaborazione di ricercatori) ha valutato che in 21 paesi quasi la metà di tutti i decessi per COVID-19 sono avvenuti in residenti in strutture per anziani (sebbene i dati siano scarsi e misurati in modo non sempre chiaro). COVID-19 è stato collegato alla morte di oltre il 4% della popolazione che vive in residenze negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Spagna e in Belgio; in Italia i dati sono incerti: così le residenze per anziani case non possono certamente state sicure nel corso della pandemia. Le raccomandazioni su come gestire il COVID-19 nelle residenze per anziani non sono mancate https://www.ecdc.europa.eu/en/healthcare-associated-infections-long-term-care-facilities; ma i servizi sanitari nazionali e regionali hanno commesso errori.
Su The Lancet, un documento politico che esamina il sistema di assistenza a lungo termine della Cina evidenzia problemi globali : un settore di assistenza istituzionale in rapida crescita, spesso privato, il lento e piccolo sviluppo dell’assistenza domiciliare e basata sulla comunità (nonostante il desiderio di aumentare assistenza sanitaria, anni di misure politiche contrastanti hanno di fatto incentivato l’assistenza istituzionale), monitoraggio dei dati inadeguato, carenza di forza lavoro, scarsa regolamentazione, cattiva governance e mancanza di finanziamenti organizzati.
Il mondo sta iniziando a rendersi conto dell’importanza di un invecchiamento in salute. La 73a Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato il Decennio dell’invecchiamento in buona salute 2020-2030 e un’ampia agenda (comprese le linee guida sull’assistenza a lungo termine) che mirerà ad allungare il tempo che le persone anziane trascorrono in buona salute, ad esempio aumentando la durata della salute, piuttosto che la durata della vita. The Lancet Healthy Longevity, una rivista clinica che si occupa di tutti gli aspetti dell’invecchiamento in buona salute, ha recentemente pubblicato il primo numero.
Con l’impegno politico e accademico (sempre modesto in Europa) su questo aspetto dell’invecchiamento, si dovrà conciliare ed accettare l’inevitabile esigenza che un numero crescente di persone avrà bisogno di cure geriatriche specifiche man mano che invecchiano. L’assistenza a lungo termine deve valorizzare il patrimonio, l’esperienza e il contributo degli anziani e vederli come individui che fanno parte di una rete sociale più ampia e solidale. Alcuni paesi lo fanno già: la Danimarca ha smesso di costruire simili residenze negli anni ’80 e gli anziani che vivevano in alloggi sociali dotati di servizi di assistenza sono considerati inquilini. Singapore sta costruendo comunità integrate, cosiddette abilitate, in cui i residenti sono concittadini che contribuiscono a una società resiliente.
Pertanto l’assistenza a lungo termine dovrebbe essere diversificata, enfatizzando per quanto possibile l’importanza della casa e di una comunità con possibilità multi-generazionali, con ambienti progettati per le persone anziane e l’accesso a cure flessibili e di alta qualità, che riflettono le molte e differenziate modalità di invecchiare descritte dalle traiettorie funzionali. Gli operatori sanitari ed assistenziali del settore devono essere valorizzati e in primis ricevere una migliore formazione, una migliore retribuzione e un percorso di carriera strutturato che rifletta i loro ruoli importanti e altamente qualificati.
Le RSA e strutture simili dovrebbero essere l’ultima risorsa, indispensabile quando le cure domiciliari non sono più attuabili.
Il modo disumanizzante con cui i malati di COVID-19 sono stati gestiti nelle RSA non ha tenuto conto degli obiettivi della medicina di prolungare la vita e di consentire alle persone di vivere la vita nel senso più completo e con la miglior qualità e sicurezza. Il sistema di assistenza a lungo termine in molti paesi è inadeguato alle esigenze dei pazienti anziani e deve essere reinventato. (da Lancet, 2020)