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Negli ultimi due secoli  la durata della vita si è allungata assai soprattutto in Europa e in Asia. La speranza di salute (healthspan)   continua ad essere più breve e in modo costante per l’emergenza deòe malattie croniche e delle loro consegueze soprattutto la disabilità.

Clamorosa è la possibilità di influenzare sia healthspan che la lifespan (speranza di vita alla nascita) nelle persone di sesso femminile: l’ evento menopausa che si verifica in tutte le donne è evento foriero di importanti modificazioni che si associano alle malattie croniche più comuni.

Si è sottolineato nel 2025  su Nature la inadeguata attenzione a questo evento da parte della Medicina.

La ricerca sulla Menopausa non raccoglie fondi adeguati: è tempo di cambiare

(Nature  2025; 637: 763)

Nature  ha chiesto ai maggiori finanziatori della ricerca sanitaria al mondo cosa stanno facendo per studiare una fase della vita vissuta da metà dell’umanità. Ecco cosa ci hanno detto alcuni di loro.

La menopausa, ovvero la cessazione delle mestruazioni, sarà vissuta dalla stragrande maggioranza delle donne in un momento della loro vita. I suoi sintomi distintivi includono scarso sonno, vampate di calore e cattivo umore; porta con sé anche un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, diabete, osteoporosi e perdita di memoria. Tuttavia, raramente è stata una priorità per i sistemi sanitari o addirittura per la ricerca. Che un evento vissuto con qualche difficoltà  da metà dell’umanità non sia più studiato è poco meno che scandaloso.

In alcune parti del mondo, la situazione potrebbe cambiare, Il National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, ad esempio, sta lavorando con i ricercatori per creare una strategia per la ricerca sulla menopausa. I ricercatori stanno rivisitando il potenziale della terapia ormonale, un trattamento un tempo popolare, mentre stanno anche esplorando modi per prolungare la vita ovarica e quindi ritardare l’inizio della menopausa.

Allo stesso tempo, un numero crescente di professionisti sanitari sta mostrando interesse a ottenere la certificazione per il trattamento della menopausa. Negli Stati Uniti tra il 2022 e il 2024, ad esempio, c’è stato un aumento di cinque volte delle persone che hanno fatto domanda per sostenere l’esame di certificazione della Menopause Society, un’organizzazione non-profit di Pepper Pike, Ohio. Per quanto riguarda i finanziamenti, forse una delle cose più sorprendenti è che, finora, pochi finanziatori sembrano seguire le orme del NIH.

La menopausa si verifica in genere tra i 45 e i 55 anni. Può anche verificarsi prima per una serie di motivi, tra cui cause naturali, o a causa di una malattia o come risultato di un trattamento. L’esperienza della menopausa può essere migliorata attraverso la terapia ormonale, che funziona ricostituendo alcuni ormoni che vengono esauriti durante la menopausa, in particolare estrogeni e progesterone. Tuttavia, i primi risultati del 2002 da uno studio influente della Women’s Health Initiative hanno cambiato il modo in cui molte donne e operatori sanitari percepiscono la terapia ormonale (Writing Group for the Women’s Health Initiative Investigators JAMA288, 321–333; 2002); una delle scoperte dello studio è stata che le persone che avevano vissuto  la menopausa e che assumevano estrogeni e una forma sintetica di progesterone presentava un rischio maggiore di cancro al seno, infarto e ictus. A livello globale, le prescrizioni per la terapia ormonale correlata alla menopausa diminuirono  drasticamente. I numeri hanno fatto fatica a riprendersi anche dopo che studi successivi hanno sottolineato i limiti dei risultati originali. I ricercatori e i medici stanno ancora cercando di recuperare nel tentativo di far passare il messaggio che, oltre a gestire i sintomi della menopausa, i benefici a lungo termine della terapia ormonale per la menopausa potrebbero superare i rischi per coloro per i quali la terapia ormonale è un trattamento adatto. Si dovrebbe spostare l’ago della bilancia Per questo editoriale, Nature ha chiesto ad alcune delle più grandi agenzie di finanziamento della ricerca sanitaria negli Stati Uniti e in Europa informazioni sui loro risultati e piani per la ricerca sulla menopausa. La stragrande maggioranza degli studi nel settore dell’invecchiamento non prende in considerazione la menopausa, secondo un articolo di Nature Aging (G. Gilmer et al. Nature Aging 3, 1500–1508; 2023). L’NIH ha istituito una gruppo per la ricerca sulla menopausa nel 2023 e sta lavorando a un programma di ricerca. Le somme coinvolte non sono enormi, bisogna dirlo, ma non è una sorpresa completa. Come abbiamo già riferito, le patologie  che colpiscono principalmente le donne raccolgono meno finanziamenti rispetto a quelle che colpiscono prevalentemente gli uomini. L’NIH ha stanziato 56 milioni di dollari per gli studi sulla menopausa nel 2023, che dovrebbero aumentare a 58 milioni di dollari quest’anno. L’US Advanced Research Projects Agency for Health, che si concentra su argomenti ad alto rischio e alto rendimento, ha due progetti sulla menopausa che valgono complessivamente 13,5 milioni di dollari, uno per estendere la funzione e la durata della vita delle ovaie e un altro per sviluppare impianti ovarici per prevenire le malattie associate alla menopausa. Horizon Europe, il più grande programma multinazionale di finanziamento della ricerca al mondo, ha assegnato 12 milioni di euro (12,4 milioni di dollari) a un consorzio di università per un progetto chiamato Caramel, che mira a prevenire le malattie cardiovascolari nelle donne di età compresa tra 40 e 60 anni. Tuttavia, Horizon Europe non ha una categoria separata per la menopausa, né una categoria per la salute delle donne, ma include invece l’argomento in un portafoglio generale di sovvenzioni per la “salute”. Lo scorso ottobre, Pivotal Ventures, un’organizzazione fondata dalla filantropa Melinda French Gates, ha lanciato un bando di finanziamento da

250 milioni di dollari rivolto alle organizzazioni di tutto il mondo che lavorano per migliorare la salute delle donne. Nel complesso, tuttavia, la menopausa non è una categoria definita per molti dei più grandi finanziatori filantropici del mondo, tra cui anche Wellcome a Londra e la Gates Foundation a Seattle, Washington. Forse per questo motivo, nessuna di queste agenzie è stata in grado di dire a Nature l’entità precisa dei loro finanziamenti correlati alla menopausa.

Istituire una categoria separata di ricerca potrebbe sembrare arcano, ma è inequivocabilmente un segno che i finanziatori considerano la menopausa una priorità. Consente ai ricercatori di sapere quanto denaro è disponibile e come richiederlo; e consente loro di tenere traccia di quanto è stato speso in passato e chi lo ha ricevuto. La natura dirompente della menopausa e i suoi impatti sulla salute sono noti forse da millenni e, francamente, avrebbero dovuto essere un argomento prioritario per i finanziatori della salute già da  molto tempo.

Non è mai troppo tardi per iniziare.

     La maggior parte degli studi sull’ invecchiamento non considera la

      menopausa!

Si veda:  https://www.nature.com/articles/d41586-025-00069-4:

https://www.nature.com/immersive/d41586-023-01475-2/index.html

 



Nel corso di laurea di Medicina e Chirurgia la Geriatria ha pochi crediti formativi  con conseguenti scarse conoscenze anche nel settore biologio (gerontologia) dell’ invecchiamento, processo che inizia molto presto nella vita.

Il problema attuale più rilevante  è rappresentato dalle competenze minime geriatriche del Medico generalista.

Di seguito un contributo che riguarda gli aggiornamenti più recenti sui contenuti del curricolum di Geriatria nel corso di laurea di medicina e chirurgia.

 

vedi: SIGG AGING CARE 5Ms competenze da inviare



Su Lancet Healty Longevity 2024 è pubblicato un interessante paper riguardante  il ruolo e gli obiettivi anche di ricerca del Geriatra. In particolare mi sembra rilevante questo punto:

Ruolo dei geriatri nel riorientamento delle cure per un invecchiamento sano.
I geriatri svolgono un ruolo di leadership attivo nel guidare il passaggio verso un sistema di assistenza centrato sulla persona e più integrato che si concentra sulle capacità funzionali, con enfasi sulle strategie preventive e sui servizi acuti e riabilitativi in ​​sintonia con l’età.
L’approccio sviluppato e utilizzato negli ultimi decenni in medicina geriatrica si basa su una valutazione globale degli individui e sulla fornitura di interventi multidisciplinari centrati sulla persona che collegano l’assistenza clinica e sociale.
Inoltre, i geriatri hanno costantemente sostenuto un approccio orientato alle capacità che considera i bisogni e le priorità degli anziani, che comprende la promozione dell’inclusione, l’adattamento delle pratiche assistenziali e la lotta all’ageismo.
12
Poiché i geriatri sono e rimarranno troppo pochi per rispondere ai bisogni della crescente popolazione anziana, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, è essenziale ripensare come la competenza e l’esperienza dei geriatri, nonché il loro contributo diretto, possano essere utilizzati in modo ottimale per migliorare l’effetto della loro competenza. Ad esempio, i geriatri dovrebbero essere coinvolti più attivamente nelle collaborazioni tra più soggetti interessati per migliorare l’assistenza agli anziani. I geriatri dovrebbero inoltre diffondere i principi dell’assistenza geriatrica e della prevenzione alla prossima generazione di operatori sanitari,
soprattutto quelli coinvolti a livello di assistenza sanitaria primaria.
I cambiamenti richiesti nella formazione e nelle competenze cliniche devono estendersi oltre i medici e includere tutti gli operatori sanitari che lavorano con le persone anziane.

 

Si veda

 

geriatra definizione lancet 24



L’esperienza soggettiva dell’ageismo: il
questionario sull’ageismo percepito (PAQ)

L’età percepita dagli individui anziani è stata riconosciuta come potenziale
fattore di rischio per la salute fisica e mentale. Si è cercato di sviluppare una
questionario in grado di quantificare l’ageismo percepito tra gli individui
anziani (55+), inclusi stereotipi, pregiudizi e discriminazioni sia positivi che
negativi. Si parla anche di auto-ageismo. Il questionario sull’età percepita
(PAQ-8) è composto da 8 elementi, con buone proprietà psicometriche e una
struttura a due fattori che distingue una sottoscala positiva (3 elementi) e
negativa (5 elementi). Il questionario è stato validato. I modelli di
correlazione delle sottoscale con l'autopercezione degli individui
dell'invecchiamento e delle variabili di salute mentale (ad esempio, qualità
della vita, benessere mentale, depressione, ansia, solitudine e stress
percepito) concordano con le ipotesi teoriche e la conoscenza esistente del
concetto di ageismo . Il PAQ-8 aiuta a raccogliere dati più standardizzati sul
livello, il ruolo e l’impatto dell’ageismo percepito (Int J Environ Res Publ
Health 2022; 19: 8792).

Questionario PAQ-8
1. nella vita quotidiana tu anziano hai l’ impressione di essere considerato come un
bambino?
2.un eventuale tuo parere enunciato non è preso sul serio perché sei vecchio?
3.i tuoi consigli e pareri in una conversazione non sono apprezzati perché enunciati da un
anziano?
4.gli altri manifestano pregiudizi negativi esagerati (in merito a debolezza, vulnerabilità,
lento, noioso) nei tuoi confronti perché sei vecchio?
5. gli altri ti ritengono saggio e sensibile soltanto perché sei anziano?
6. gli altri ti considerano meno capace mentalmente e fisicamente per la tua età?
7.la gente pensa in modo dispregiativo e con poco dignità quando giudica il ruolo della
persona anziana nella società?
8. Gli altri ti considerano parte integrante e rilevante della società per la tua età e per le
attività che svolgi come nonno e nel settore del volontariato?

Poiché la prevalenza di fattori che influenzano la percezione dell’età da parte
degli anziani, nonché il conseguente impatto sulla salute fisica e mentale,
possono talvolta essere radicati in paesi o culture specifici – ad esempio,
alcuni paesi/culture sono più ottimisti o religiosamente impegnati di altri
(alcuni paesi sono individualisti, mentre altri sono collettivistici- , la
generalizzazione dei risultati ottenuti con il questionario sull’ ageismo
percepito a tutte le popolazioni potrebbe non essere corretta: infatti per
alcuni paesi o culture, gli esempi inclusi nel PAQ-8 potrebbero non

rappresentare le forme di stereotipi, pregiudizi o discriminazioni più
comunemente riscontrate. Servono quindi ricerche su specifici territori e
contesti per validare non solo il semplice questionario PAQ-8, ma anche per
stabilire quanto l’ ageismo percepito incide sulla salute mentale e fisica. Si
ricorda che le altre forme di ageismo sono l’ ageismo istituzionale (leggi,
regole, ecc) e quello intergenerazionale che potrebbero essere misurati e
corretti.



L’aspettativa di vita è aumentata sostanzialmente negli ultimi 150 anni; la maggior parte delle persone trascorre anche un periodo maggiore di tempo soffrendo di varie malattie legate all’età. Pertanto, ritardare il declino funzionale legato all’età ed estendere la durata della vita vissuta in salute  è un obiettivo generale dell’attuale ricerca sull’invecchiamento e anche un obiettivo fondamentale della Geriatria e Gerontologia.

 

Si veda l’ allegato SIGG Foxo3 oggi



Nel lontano 1969 si descrissero le caratteristiche dell’ AGEISMO e le sue conseguenze nella vita delle persone anziane, soprattutto di quelle con problemi e menomazioni. Di seguito si elencano le azioni che dovrebbero essere realizzate per contrastare l’ ageismo.

Ageismo e Carta di Firenze: i 12 punti per un futuro senza discriminazioni legate all’età.

L’ageismo, ossia l’insieme di pregiudizi e stereotipi negativi associati all’età, rappresenta una vera e propria piaga sociale che colpisce persone di tutte le età, con effetti particolarmente negativi sugli anziani. Proprio per contrastare questo fenomeno, nel 2024 a Firenze è stata redatta la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario.

I 12 punti della Carta di Firenze:

  1. Riconoscere l’ageismo come un problema di salute pubblica: L’ageismo è un problema serio che ha un impatto significativo sulla salute e sul benessere degli individui e della società.
  2. Promuovere la formazione e l’educazione contro l’ageismo: È fondamentale educare il personale sanitario, i cittadini e i decisori politici sull’ageismo e sui suoi effetti negativi.
  3. Sviluppare e implementare politiche e interventi contro l’ageismo: Le istituzioni devono impegnarsi a contrastare l’ageismo in tutti i contesti, incluso quello sanitario.
  4. Promuovere la ricerca sull’ageismo: È necessario approfondire la conoscenza dell’ageismo e delle sue cause per poter sviluppare interventi efficaci.
  5. Migliorare la raccolta dati sull’ageismo: La raccolta di dati disaggregati per età è fondamentale per monitorare l’andamento del fenomeno e l’efficacia degli interventi.
  6. Proteggere i diritti delle persone anziane: È fondamentale garantire il rispetto dei diritti delle persone anziane, in particolare in ambito sanitario.
  7. Promuovere la partecipazione attiva delle persone anziane: Le persone anziane devono essere coinvolte attivamente nella progettazione e nell’implementazione di interventi contro l’ageismo.
  8. Sostenere la comunicazione intergenerazionale: La comunicazione e la collaborazione tra persone di diverse età sono fondamentali per costruire una società più inclusiva.
  9. Combattere l’isolamento sociale degli anziani: L’isolamento sociale è un fattore di rischio per l’ageismo e per la salute mentale e fisica degli anziani.
  10. Promuovere la salute e il benessere degli anziani: È fondamentale investire in interventi che promuovano la salute e il benessere degli anziani.
  11. Sostenere la ricerca sull’invecchiamento: La ricerca sull’invecchiamento è fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone anziane.
  12. Celebrare la diversità e l’inclusione: La diversità è una ricchezza e l’inclusione è un valore fondamentale per una società sana e giusta.

La Carta di Firenze rappresenta un passo avanti importante nella lotta contro l’ageismo. È fondamentale ora impegnarsi per la sua implementazione e per la diffusione dei suoi principi a livello globale.

Il lavoro pubblicato qui: Carta di Firenza papaer 24



Raccomandazioni di consenso per espandere le ricerche finalizzate  al prolungamento della vita in salute (Healthspan).

Dublin Longevity Declaration

https://dublinlongevitydeclaration.org/

Raccomandazioni perché si promuova rapidamente la ricerca per prolungare la vita in salute.

 

Da sempre l’opinione pubblica è stata concorde nel ritenere che l’invecchiamento sia inevitabile. Per gran parte della nostra storia, anche arrivare alla vecchiaia è stato considerato un risultato significativo e, sebbene i centenari siano esistiti almeno fin dai tempi dei Greci, l’invecchiamento non è mai stato di grande interesse per la medicina.  Questo è cambiato in tempi recenti: la medicina della longevità è diventata mainstream; si sono accumulate prove che le modifiche dello stile di vita prevengono le malattie croniche legate all’invecchiamento e prolungano la durata della vita in salute. Più recentemente, la ricerca sulla longevità ha fatto grandi progressi: si è scoperto che l’invecchiamento è malleabile e sono state identificate in modelli animali centinaia di strategie di intervento che prolungano la durata della vita e la durata della salute. Sono in corso studi clinici sull’uomo e già i primi risultati suggeriscono che l’età biologica di un individuo è modificabile.

Nel settore della longevità sono stati fatti molti sforzi mirati  anche a definire con precisione il concetto di  “durata della salute”. Perché è importante la durata della salute (per quanto tempo rimaniamo in salute) e non il suo effetto collaterale sulla durata della vita (per quanto tempo viviamo)? Le ragioni sono legate più alla percezione che alla realtà: quando si chiede alle persone se vogliono vivere più a lungo essere fanno riferimento  alle esperienze familiari del passato,  ai propri genitori che spesso hanno sofferto per gravi problemi

di salute con ridotta qualità della vita; ovvia la conclusione  che non vivere a lungo in quelle condizioni.  Ciò è contrario ai risultati delle recenti ricerche sulla longevità, che mostrano che è possibile intervenire nella tarda mezza età per estendere contemporaneamente sia la salute che la durata della vita. Sottolineando la durata della salute si riduce anche le preoccupazioni di alcuni individui sul fatto che sia etico vivere più a lungo spesso con disabilità  Esiste però un problema: molti interventi sulla longevità possono estendere maggiormente la durata della salute rispetto alla durata della vita; gli interventi sullo stile di vita come l’esercizio fisico probabilmente si adattano meglio a questo modello. Molti interventi efficaci  sulla salute nei modelli di invertebrati hanno effetti più modesti nei topi e si teme che possano essere ulteriormente ridotti negli esseri umani. In altre parole, i farmaci e le piccole molecole di cui siamo oggi soddisfatti,  potrebbero, nonostante i loro ingenti costi di sviluppo e i lunghi processi di approvazione, estendere la durata media della salute solo di cinque o dieci anni e potrebbero non prolungare la speranza di vita globale (lifespan). Quindi si tratta di valutare correttamente quanto detto e cercare di trasferirlo alla pratica medica che ne risulterebbe rivoluzionata.

Un prolungamento di cinque anni della durata della salute umana, con un accesso equo per tutte le persone alle metodologie alle quali si è accennato, consentirebbe di risparmiare trilioni di dollari all’anno di costi sanitari, fornire una migliore qualità di vita a tutta la popolazione e migliorare le sfide demografiche che si stanno evidenziano nella prima metà di questo secolo. Molti esperti del settore ritengono che questo è un risultato probabile nel   prossimo futuro ed uno degli obiettivi che la  medicina della longevità dovrà realizzare tenendo ben presente che è possibile fare di più. Probabilmente  si dovrà evitare di porre l’accento sulla durata della vita. Due sono le domande fondamentali a cui dare risposta:  perché gli esseri umani invecchiano e cosa possiamo fare al riguardo per influenzarne le modalità? Questi lo sono sicuramente due grandi domande della biologia umana. Anche se facciamo del nostro meglio per ignorarlo, la prospettiva di un inevitabile declino della salute che porta alla mortalità modella i nostri pensieri e le nostre azioni. Nonostante gli incredibili progressi nella ricerca sulla longevità, queste domande rimangono ancora senza risposte precise. Quali processi biologici portano all’invecchiamento dell’ organismo?  L’invecchiamento può essere rallentato non solo in modo significativo, ma probabilmente anche invertito (ringiovanimenti)?  In che modo gli esseri umani e la società sarebbero diversi se raggiungessimo questi obiettivi?

Rispondere a tali domande costerà miliardi di dollari in ricerca e molto tempo, ma lo affermiamo che i risultati sarebbero rilevanti e giustificare i costi.

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È necessario rispondere alle domande sopra ricordate perché le conoscenze acquisite porterebbero inevitabilmente a importanti progressi medici e anche sociali. Un altro motivo è quello che non è guidato dall’utilità, ma piuttosto dal classico “knowledge for” cioè argomento per  esaudire la conoscenza”. Comprendere noi stessi e gli organismi che ci circondano  giustifica la spinta  a fare ricerca; rispondere alle  domande di base in modo affidabile produce conoscenza utili in futuro. Pensiamo alla influenza che ebbe la penicillina! ;  la ricerca su temi fondamentali  come l’invecchiamento, è di  grande rilevanza da tanti punti di vista.  Naturalmente, realizzare un controllo dei meccanismi  dell’invecchiamento non significherebbe l’immortalità. Tuttavia farebbe  cambiare radicalmente il mondo in cui viviamo e il modo in cui lo viviamo. La qualità della vita potrà migliorare mentre la paura di perdere l’ autosufficienza potrebbe diminuire  influenzando i rapporti nel mondo sociale. Si possono solo ipotizzare gli effetti  dell’energia della giovinezza combinata con la saggezza dell’esperienza: si potrebbe vivere abbastanza a lungo per i viaggi nello spazio, tornare a scuola a 80 anni per studiare le ultime novità in campo scientifico, iniziare una nuova carriera lavorativa, vedere i tuoi pro-pronipoti. Ci potrebbero essere anche risultati imprevisti e non positivi. Quanti di noi vorrebbero tornare indietro nel tempo?; e il futuro? L’ottimismo per un futuro migliore ci spinge a muoverci con obiettivi rilevanti.

Il futuro è rispondere alle grandi domande della biologia. La grande sfida dell’invecchiamento è la più importante queste.

Quali carte devono essere scoperte per rispondere alle domande sulla longevità? Quali strategie di intervento ci porteranno oltre i modesti effetti sulla durata della vita in salute e verso un cambiamento radicale nel tasso di invecchiamento biologico?; è fondamentale la conoscenza della biologia alla base dell’invecchiamento?

La ricerca biogerontologica è spesso di natura riduzionista, approfondendo  specifici aspetti e alcuni percorsi per esempio le proteine ​​e geni che influenzano il modo in cui invecchiamo; ora è evidente che i processi che controllano l’invecchiamento rappresentano una rete di interazioni complesse che alla fine causano un certo fenotipo di invecchiamento dell’ organismo. Servono quindi conoscenze più sistematiche.

Per rispondere alla domanda “perché invecchiamo” è necessario adottare strategie per ricostruire le alterazioni molecolari e percorsi integrandoli  in un

 

modello unificato che spieghi l’invecchiamento. Una tale sintesi richiede un

approccio multidisciplinare che combina metodi e strumenti della biologia molecolare e dei sistemi complessi, teorie , scienze fisiche e ingegneristiche. Il tutto potrà essere notevolmente facilitato dalla disponibilità di dati biomedici umani, come le cartelle cliniche elettroniche e le biobanche. La modellazione basata sull’intelligenza artificiale consentirà di fare progressi anche  in questo campo, portando a misure dell’età biologica, e a nuovi interventi utilizzando  le conoscenze relative ai  diversi aspetti dell’invecchiamento. Tuttavia, è importante andare oltre la modellazione tradizionale  per ottenere modelli significativi del processo di invecchiamento che potrà essere spiegato  in termini comprensibili ed utilizzabili per influenzare positivamente la longevità. Questi includono quelli progettati per migliorare i processi metabolici, ripristinare la vitalità del sistema immunitario, mantenere la composizione corporea giovane, eliminare le cellule senescenti (deleterie), migliorare la risposta allo  stress cellulare. Ma ci sono strategie all’orizzonte (e appena oltre) che potrebbero avere un impatto maggiore.

Questi problemi devono essere seriamente approfonditi e le risorse dovranno essere dedicate a questi fondamentali settori; è evidenti che ci saranno anche insuccessi nelle ricerche sulla biologia dell’ invecchiamento; ma le grandi idee a volte non danno buoni risultati sbagliate, ma quelle giuste arriveranno lontano per superare gli insuccessi.

 

Di seguito elenchiamo alcune delle idee di intervento che sembrano promettenti.  Questi esempi dovrebbero costituire la base per la discussione da parte di una task force appositamente individuata per realizzare risultati biologicamente rilevanti in grado di influenzare la morbilità e mortalità legate all’ età.

Seguono alcune strategie e domande emergenti:

  • Approcci combinatori : possibile prendere di mira più sistemi contemporaneamente per produrre risultati sinergici utili a prolungare la healthspan?
  • Nuove classi di piccole molecole: un ristretto sottoinsieme di piccole molecole può ottenere risultati sulla longevità. Solo studi su larga scala o nuovi approcci porteranno ad una maggiore estensione della durata della vita?
  • Riprogrammazione cellulare: ossiamo riprogrammare le cellule somatiche nei nostri tessuti in modo da promuovere la sostituzione delle cellule danneggiate con il ripristino della funzione dei tessuti?
  • Approcci basati sulla longevità delle specie: possiamo utilizzare gli adattamenti delle specie viventi più longeve per raggiungere una longevità umana paragonabile ai grandi successi della natura, superiore a quanto si è ottenuto con i cambiamenti apportati dagli interventi esistenti?

Terapia genica e cellulare: sia la terapia genica che la terapia cellulare sono sempre più realizzate in medicina. Possono essere impiegate anche  per combattere l’invecchiamento o le condizioni legate all’età?

  • Nuovi bersagli: ad esempio, terapie geniche derivate da studi multiomici. Possono ritardare o invertire i processi di invecchiamento?
  • Strategie emergenti per invertire il deterioramento dell’epigenoma legato all’età: ci sono prove che questo deterioramento riduce il controllo sui parassiti endogeni come retrotrasposoni e retrovirus e aumenta l’infiammazione legata all’età. Può essere riparato?
  • Personalizzazione degli interventi sull’invecchiamento: è probabile che gli eventi generali favoriscano l’invecchiamento; il loro impatto relativo in ​​ciascun individuo è probabilmente variabile rendendo necessario l’ ottimizzazione degli interventi sull’individuo per ottenere risultati utili.
  • Over the Horizon: strategie come la crioconservazione; la mappatura del cervello, la generazione di organi ex vivo potrebbero alla fine essere fattibili.

 

Dovremmo considerare la possibilità che un drammatico prolungamento della durata della vita possa coinvolgere tecnologie di cui non disponiamo completamente ancora la tecnologia e il campo di utilizzazione.

 

È prevedibile un allungamento radicale della durata della vita? Nessuno può rispondere con certezza a questa domanda. Ma ci sono certamente indizi importanti che suggeriscono che l’invecchiamento è sufficientemente malleabile da giustificare che sui processi dell’ invecchiamento siano destinate risorse molto consistenti. Immagina un mondo in cui controlliamo l’invecchiamento, possibilmente la più grande svolta mai vista nella condizione umana in continua evoluzione.

 

 

E’ questa una libera traduzione del testo originale della Dublin Longevity Declaration.

 

Si consiglia di visitare il sito the Declaration’s web site at https://dublinlongevitydeclaration.org.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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