In caricamento



ARTICOLI


Le cure primarie a 40 anni dalla dichiarazione al Alma Ata si caricano di obiettivi ambiziosi per coprite con efficacia il loro ruolo fondamentale nei sistemi sanitari, in particolare in Europa. Si evidenzia la necessità di azioni positive  da parte del medico di famiglia per intervenire preventivamente sulle malattie croniche.

Come dovrebbe comportarsi il Medico di famiglia per trasferire le conoscenze più recenti ed impattanti alla pratica quotidiana? 1. confronto che il soggetto “sano”, ma portatore di fattori di rischio per le malattie croniche , per consigliare comportamenti e direttive a ricco contenuto preventivo tenendo sempre conto delle preferenze individuali;

2.  migliorare il comportamento e le conoscenze nei confronti di quei pazienti che presentano solo un sintomo, senza giungere ad una vera diagnosi (sono il 25% – “the immagined ill”;

3. rapporto con i pazienti con malattie acute e croniche (è questo il rapporto tradizionale anche dal punto di vista professionale). In ognuno di questi punti è necessario sviluppo & innovazione  da ottenere attraverso la ricerca clinica applicata che coinvolge il paziente e il caregiver eventuale

La comunicazione deve migliorare perché indispensabile  e le cure collaborative sono da applicare.  (BMJ 2011, Putting research into primary care practice)

 

Si veda cure primarie 3.11 last



 

Il 90% dei contatti medico-paziente nell’ ambito del SSN avviene nel setting delle cure primarie.

Ci si può chiedere  quali contenuti tecnici (competenze) abbia l’ approccio medico-anziano nel corso di laurea di medicina e chirurgia; il medico durante il corso di laurea di Medicina non acquisisce conoscenze sulla fisiologia dell’ invecchiamento e la disciplina geriatria e gerontologia (G&G) ha soltanto l’ 1% dei crediti formativi globali.

Il Medico di famiglia è il punto di riferimento fondamentale per gli anziani:  dovrebbe promuovere la salute durante la vita media (è periodo  critico)  e anche una corretta attività fisica con l’ obiettivo di prevenire  le malattie croniche che affliggono gli anziani (multimorbilità); per ora la politica sanitaria è quella di trattare le malattie croniche (Piano nazionale della cronicità-con tutte le sue incertezze e indecisioni) con piani variamente attuati  https://assr.regione.emilia-romagna.it/it/ricerca-innovazione/PDTA  che fanno riferimento ad una malattia soltanto (medicina basata sulla singola malattia) quando l’ anziano è più probabilmente affetto da più malattie croniche (multipatologia)

Vedi allegato  …cure primarie e geriatria (1)  sui modelli di cura a domicilio dell’ anziano “fragile”.

Il vero obiettivo della Gerontologia e della Geriatria è l’ invecchiamento in salute e attivo: si devono attuare programmi di prevenzione  delle malattie croniche dell’ anziano e delle loro conseguenze; questo può avvenire anche  responsabilizzando i  singoli cittadini nell’ ambito delle cure primarie che pertanto devono essere necessariamente geriatricizzate.



La prestigiosa rivista medica The Lancet ha pubblicato recentemente un interessante studio sulla salute globale. Le previsioni sull’evoluzione del prolungamento della vita dal 2016 al 2040 modificano l’attuale classifica dei primi dieci Paesi più longevi. Nel 2016 il Giappone era al primo posto, con l’età media della vita a 83,7 anni; la Spagna al quarto (82,9 anni) e l’Italia al settimo (82,3). Nel 2040, viene previsto che la Spagna sarà il Paese con la maggiore speranza di vita, attestandosi su circa 86 anni, mentre l’Italia passerà dal settimo al sesto posto con più di 84 anni. A seguire questa classifica dello studio dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (HIME) de Washington su 194 Paesi, dovremmo dire che possiamo stare più o meno tranquilli. Gli anni di vita non saranno decurtati, anche se sono altri i Paesi che avanzano e ci superano. Il Portogallo situato al ventitreesimo posto ci passerà davanti nel 2040, classificandosi quinto (84,5 anni). Questi dati pur lusinghieri ci dicono che la marcia dell’Italia nel miglioramento nella speranza di vita è a minore incremento rispetto agli altri paesi del Sud Europa. E forse annuncia una tendenza alla stabilizzazione, se non alla rinuncia al miglioramento (tagli alla spesa sanitaria) della durata e della qualità di vita. Il nostro Paese, purtroppo, sembra orientarsi più verso un precario funzionamento che all’innovazione dell’attuale modello.

In particolare andrebbe considerato che il fenomeno della longevità dipende da molti fattori e ognuno su un piano multidimensionale. I fattori economici e sociali vanno acquisendo una crescente rilevanza, in quanto sono i determinanti più incisivi nel permettere un sano e armonico sviluppo nel tempo della persona. La formazione continua, l’inclusione sociale, la cittadinanza attiva, gli stili sani di vita sono dei potenti generatori di longevità e benessere. Su questi e altri determinanti economico-sociali la Spagna e il Portogallo sono fortemente impegnati sapendo che fanno la differenza, come ha registrato lo studio HIME. La Regione Emilia-Romagna e la Città metropolitana di Bologna, pur conservando il primato italiano della popolazione longeva e in salute, dovrebbe tendere allo sviluppo dei determinanti sociali con più incisività. Senza un programma multi settoriale nel governo locale, non si può continuare a competere a livello globale. Le buone politiche di settore non sono più efficaci. Occorre governare il passaggio alle «politiche integrate della salute», intendendo la promozione e la prevenzione come elementi trasversali che devono essere parte di tutte le politiche miranti all’incremento del benessere comune.

 

Intervengo volentieri sul tema «cosa facciamo per gli anziani», aperto dal fondo di Enrico Franco e ripreso da Elisabetta Gualmini. Modificherei leggermente il titolo da «cosa facciamo» a «cosa fare», perché credo che il nodo della questione anziani sia questo. Non c’è dubbio che l’Emilia-Romagna disponga di un sistema di servizi socio-sanitari per anziani, importante e articolato, tra i più avanzati ed estesi del Paese in grado di offrire una filiera di servizi strutturata, dall’assistenza domiciliare ai centri diurni alle residenze assistite. In più è disponibile una serie di sostegni finanziari che danno una mano a chi si misura con il problema della non autosufficienza. Il tutto è reso possibile dalla costituzione di uno specifico fondo, frutto di un accordo sindacale del 2004, che stanzia ogni anno più di 450 milioni per questo tipo di assistenza. Gualmini mette giustamente in evidenza ulteriori sviluppi del sistema, dal finanziamento per la installazione di ascensori negli edifici che ne sono privi (tantissimi) all’investimento in esperienze di cohousing. C’è un punto sul quale il confronto e l’approfondimento devono misurarsi: il volto che presenterà il nostro Paese e la nostra Regione da qui ai prossimi anni. Le previsioni demografiche sono molto chiare e precise: avremo una forte espansione di anziani, con particolare concentrazione nelle fasce di età più evolute, degli over 80, tra le quali è ovviamente significativo il rischio di non autosufficienza. Il picco di invecchiamento dovrebbe toccare l’apice tra il 2045 e il 2060, quando l’incidenza della popolazione over 65 passerà dall’attuale 22% al 34% e quella degli over 84, raddoppierà dal 3,3% al 6,2%, per arrivare a sfiorare il 10% a fine periodo. L’Emilia attualmente vede una percentuale di popolazione anziana pari al 23,6%, più alta di quella nazionale. Il trend di crescita prevede un dato del 25,6% nel 2026, del 33,8% nel 2046. Con questo occorre misurarsi: non credo sia una scelta lungimirante quella di pensare che «tanto toccherà ad altri». È evidente che c’è un compito che spetta a tutti noi ed è quello di provare a prepararsi a vivere la condizione anziana: stili di vita, relazioni sociali, possibili interessi, reti familiari, adattamento domestico… tutti fattori che peseranno sul modo in cui si potranno vivere gli anni della vecchiaia. Ma non c’è dubbio che spetta anche a chi definisce e governa il sistema dei servizi prepararsi per tempo e ragionare su come far fronte a una situazione che può avere un impatto sociale pesante. Probabilmente, sarebbe importante cominciare da subito a mettere in atto iniziative di sostegno alla fragilità che allontanino nel tempo il passaggio alla non autosufficienza. E poi capire come sarà possibile continuare a investire sulla domiciliarità (come dice giustamente Gualmini) in una situazione che vede crescere il numero delle famiglie mono/biparentali, dove non ci sono figli e che dovrà fare i conti con intere generazioni di pensionati poveri, il vero problema indotto dalla riforma Fornero, molto più che quota 100. C’è una parola chiave necessaria per affrontare il problema: consapevolezza. Bisogna che la politica, le istituzioni, la comunità acquisisca la consapevolezza piena dello scenario che ci aspetta e vinca quella certa riottosità ad affrontarlo da subito. Se è vero che la buona politica «pensa non al domani, ma al dopodomani», questo è un terreno del quale occuparsi oggi.

 

 

 



Disabilità da ospedalizzazione

La mia impressione è che in Italia le direzioni sanitarie delle aziende ospedaliere non conoscano il problema citato nel titolo: le SDO infatti sono avare di dati sulle prestazioni funzionali dei malati; inoltre non riportano mai dati su fragilità e sarcopenia, temi tanto celebrati nei congressi geriatrici. La immobilità durante l’ ospedalizzazione è un fattore di rischio modificabile per prevenire la disabilità da ospedalizzazione e gli outcome negativi alla dimissione come la riospedalizzazione;  il contapassi deve essere proposto come strumento poco costoso e necessario : può valutare  anche il sonno e l’ inattività (FitBit o altro).

La disabilità dell’ anziano si accelera spesso con il ricovero ospedaliero durante il quale troppo raramente sono previsti interventi di riabilitazione/riattivazione preventiva.  Benchè gli anziani prevalgano fra i degenti, non si cerca proprio di adeguare le procedure e le attenzioni mediche ospedaliere alle effettive necessità dei ricoverati.
In Germania i DRG ospedalieri sono diversi per i pazienti anziani (G-DRG) : la “Geriatrische Komplexbehandlung” prevede trattamenti multidisciplinari riabilitativi nel corso della degenza; il rimborso da parte del sistema sanitario è adeguato. — http://www.diak-ka.de/medizin-und-pflege/medizinische-einrichtungen/geriatrisches-zentrum/geriatrische-fruehrehabilitative-komplexbehandlung.html . I dati sulle attività ospedaliere – posti letto per mille abitanti, tasso di ospedalizzazione, durata della degenza – sono di gran lunga superiori in Germania rispetto alla media dei paesi europei, e anche quelli delle attività ambulatoriali: in un anno un paziente tedesco ha 9.7 contatti con un medico (un francese 6.8, un olandese 6.6, un inglese 5.0, uno spagnolo e uno svedese 3.1). Un sistema anche molto generoso dato che offre un’ampia copertura assistenziale sanitaria e sociale nei riguardi delle persone affette da gravi disabilità fra cui gli anziani. In Germania la copertura assicurativa della disabilità e della non autosufficienza è importante.

G-DRG: DRG anziani germania (2)



In fancy university hospitals #frailty is a hot button topic on everyone’s mind,
but we need to translate this to the front-line community hospitals and show them

that this is not just a “researchy fad” (mania di ricerca )..

(da twitter)

 

In effetti benchè si parli di fragilità da oltre 20 anni,

manca qualsiasi riferimento al essa nel sistema di classificazione delle

malattie usato dal SSN   ICD-9-CM  .  Come mai ?

Si poteva o si potrebbero proporre  modifiche operative accanto alla tanto teoria raccontata ?

 

Un esempio per calcolare la fragilità in ospedale in base ai dati della cartella clinica :  score fraity EHR lancet 18



ISTITUTO NAZIONALE DELL’Invecchiamento aa

La proposta del prof Luigi Fontana , unibs, è autorevole e ben articolata. Cliccare sul link colorato per leggerla.

E’ sempre più evidente che la longevità è legata fortemente anche a fattori non medici: ambiente, alimentazione, stili di vita, educazione, ricchezza.

 

L’ iniziativa è teoricamente proponibile anche in Italia dove l’ ageismo però prevale e i partiti politici sono interessati ai migranti.

 

 



Migliorare la burocrazia per migliorare le cure agli anziani

Le RSA della Lombardia  dove c’è un Osservatorio ad hoc

La qualità e la digitalizzazione delle RSA lombarde consentirebbe di ridurre in modo drastico la burocrazia amministrativa nel rapporto con l’istituzione regionale. Il vantaggio sarebbe per gli ospiti, a cui il personale potrebbe dedicare ancora più tempo, e per l’efficacia dei controlli che potrebbero già essere svolti in buona parte da remoto. I dati emergono da uno studio dell’Osservatorio Settoriale sulle RSA della LIUC Business School.L’attuale complesso di norme e verifiche varato negli anni dalla Regione Lombardia rappresenta un indiscutibile valore che ha permesso l’adozione di elevati standard operativi da parte delle RSA. Con l’innovazione tecnologica, a cui le strutture non si sono sottratte, molte pratiche sono ora divenute ridondanti e talvolta superflue fino a rappresentare un freno a un’ulteriore crescita nella qualità dei servizi che le RSA vorrebbero poter erogare ai propri assistiti e ai loro famigliari. Basti pensare che in termini di ore, il 22% dell’attività lavorativa di un medico in servizio in una Residenza Sanitaria per Anziani viene mediamente assorbito dalla burocrazia. Lo stesso accade agli educatori professionali, figure professionali impegnate in progetti per il mantenimento della vita di relazione e dell’autonomia, (17%) e ai fisioterapisti (13%). Risulta evidente che uno snellimento della burocrazia reso possibile dalla razionalizzazione e dalle tecnologie consentirebbe al personale sanitario di concentrarsi maggiormente sulla sostanza e sulla qualità delle prestazioni erogate che non alla forma e alle formalità obbligatorie per legge. Il risultato andrebbe a tutto vantaggio degli anziani ricoverati e dei loro famigliari, i quali potrebbero godere di una assistenza più accurata e più attenta, oltre che di medici e di personale di assistenza più presenti e addirittura più motivati nel concentrare il loro tempo nelle discipline che competono loro. I dati sono stati presentati il 23 ottobre scorso al convegno “L’impatto economico-organizzativo delle attività burocratico-adempimentali nelle RSA lombarde: prospettive di semplificazione”, organizzato dalla LIUC Business School con il contributo incondizionato di AGeSPI Lombardia (Associazione Gestori Servizi sociosanitari e cure Post Intensive). «Il risultato più importante dello studio è stato quello di aver misurato su basi oggettive e scientifiche l’impatto organizzativo ed economico della burocrazia nelle RSA lombarde. Sebbene, infatti, sia da sempre un tema al centro dell’attenzione all’interno del settore, sino ad oggi esistevano solo delle percezioni.Al riguardo, l’Università ha assolto anche il ruolo di garante per ciò che concerne la terzietà dei risultati – dichiara Antonio Sebastiano, Direttore dell’Osservatorio RSA della LIUC – Oggi consegniamo con soddisfazione al settore delle RSA e alla Regione Lombardia un ampio e articolato patrimonio informativo che può costituire la base per avviare un dialogo costruttivo nel rispetto dei ruoli e delle finalità specifiche delle singole parti in gioco».

“Lo studio  – evidenzia la Liuc – per la prima volta misura e dà sostanza oggettiva a ciò che l’esperienza professionale constata quotidianamente in tutte le organizzazioni che si occupano di assistenza agli anziani non autosufficienti (pubbliche, non profit e private). Nella ricerca è stato coinvolto un campione di 77 RSA di ogni natura giuridica, rappresentativo di oltre 9.300 posti letto. Si stima che la sola Lombardia offra oltre un terzo dei 267mila posti letto disponibili in tutta Italia, con un numero complessivo di oltre 65mila operatori impiegati nelle RSA.

Dal punto di vista metodologico, l’indagine ha analizzato le quattro macro aree che maggiormente impattano sull’attività del personale delle RSA: debito informativo verso le ATS (Agenzie di Tutela della Salute); appropriatezza; requisiti di esercizio e accreditamento; ispezioni di vigilanza. A titolo esemplificativo, tra gli adempimenti oggetto di indagine rientrano la compilazione e trasmissione della documentazione attestante i requisiti soggettivi dell’ente gestore, piuttosto che la compilazione delle schede di monitoraggio delle contenzioni o, ancora, la rendicontazione giornaliere delle attività fisioterapiche ed educative erogate. Per ciascuna di queste aree operative si è giunti dunque, per la prima volta, a dati certi, chiari, misurati e documentati che rappresentano un punto di partenza fondamentale per delineare un percorso di riorganizzazione del lavoro delle RSA di concerto con Regione Lombardia”. Ma in che modo gli attuali adempimenti di legge riducono il tempo che potrebbe essere meglio impiegato dalle RSA per prendersi maggiormente cura dei propri assistiti? «Lo studio ha evidenziato una serie di adempimenti a basso valore aggiunto che prevedono un elevatissimo assorbimento di ore lavoro. Si pensi, ad esempio, alla rendicontazione giornaliera delle attività educative e riabilitative realizzate sul singolo ospite. Si tratta di un’attività che poco o nulla restituisce sulla capacità di preservare le autonomie sociali e motorie dell’ospite e che, tuttavia, sottrae molte ore di lavoro a questi professionisti che potrebbero più utilmente dedicarle per intensificare i servizi che erogano a vantaggio dei propri ospiti» dichiara Claudio Cavaleri, Direttore Generale di Villaggio Amico e associato AGeSPI Lombardia. “È stato calcolato – afferma la Liuc – come la razionalizzazione di sei attività burocratiche come la compilazione delle schede di monitoraggio, della contenzione fisica, la rendicontazione delle attività educative e fisioterapiche giornaliere, la misurazione dell’apporto idrico, la comunicazione e rendicontazione informativa ai parenti sulle tutele legali e la compilazione e trasmissione lista di attesa per ATS, ridurrebbero il tempo medio speso all’anno per ciascun posto letto da 46,45 ore a 20,16 ore; meno della metà. La soluzione? Prendere atto dello standard elevato di gestione delle RSA lombarde e aggiornare le regole attraverso tavoli tecnici tra strutture e istituzione. Dal canto suo, AGeSPI, che ritiene di potersi fare portavoce delle esigenze di tutte le sigle associative del settore, ha studiato diverse semplificazioni partendo dalla digitalizzazione di alcuni processi, allo sfoltimento di altri, fino a operazioni che resterebbero in capo al personale delle ATS di incontro e controllo visivo degli anziani residenti in luogo delle attuali procedure di verifica della sola documentazione formale che potrebbe essere acquisita telematicamente. Le verifiche delle ATS potrebbero concentrarsi sulla constatazione diretta delle condizioni delle persone assistite invece di dedicare tempo all’esame di faldoni cartacei”. «La proposta va a tutto vantaggio della tutela degli anziani ospitati nelle RSA, grazie a uno snellimento burocratico, in ottica di un miglioramento della qualità dei servizi erogati dalle singole strutture. – conferma Mariuccia Rossini, Presidente AGeSPI Nazionale – Vogliamo lavorare tutti insieme per una revisione unitaria della normativa regionale, da concordare fra tutte le associazioni del settore, che in sostanza chiedono tutte la stessa cosa alla Regione». «Ci sta a cuore un clima di condivisione e collaborazione – dichiara Antonio Monteleone – Presidente di AGeSPI Lombardia – pertanto sarebbe assai utile avviare due tavoli sulla semplificazione, uno riguardante la quotidianità operativa (lavoro di medici, infermieri, educatori, ecc.) l’altro concernente gli aspetti più generali (requisiti soggettivi, scheda struttura, scheda SOSIA, ecc.)». «In un momento così delicato per il mondo non profit dovuto alla riforma del Terzo Settore, qualsiasi soluzione che vada verso una semplificazione dell’attuale sistema burocratico, non può che essere accolta con favore e entusiasmo dalle numerosissime RSA lombarde che la nostra Associazione rappresenta» Marco Petrillo, Vice Presidente UNEBA Lomb.

(da Quotidiano Sanità)

Si rimane in attesa di survey sulla qualità delle cure nelle RSA e sui risultati ottenuti con quali mezzi e con quali costi.


SIGG

VISITE

  • 68033Totale letture:
  • 53674Totale visitatori:
  • 0Utenti online:

© 2018. All rights reserved.